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Cristina Monti
Scultrice 
 BIOGRAFIA
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Nata a Treviso nel 1955 Cristina Monti fin da bambina dimostra un carattere estroso, ricco d'immaginazione, sensibilità e fantasia. Il suo innato animo artistico trova precocemente forma nei giochi e nei colori dei disegni, delle stoffe, degli impasti cretosi di stagni e pozze dell'infanzia.
Adolescente, sogna di viaggiare per conoscere intimamente l'anima delle persone che muovono il mondo, in un gioco infinitamente sfaccettato di realtà, magie, illusioni e forme. Seguendo questo impulso, nel 1969 Cristina si iscrive al Liceo Linguistico di Cortina d'Ampezzo. La passione per ogni accento artistico si fa però urgente e già nei primi anni di studio frequenta i corsi di Maristella Olivieri dove impara a creare gioielli in smalto e argento e la tecnica di disegno batik su stoffa.
Nel 1973 il desiderio di Cristina di conoscere aspetti e contorni del mondo e dell'anima degli uomini diviene realtà. Non senza difficoltà, abbandona temporaneamente gli studi e prende parte alla prima tappa del giro del mondo in barca a vela. Sbarca in Sud America nel periodo dell'Apartheid e, in maniera molto avventurosa, riesce a visitare il paese e il vicino Mozambico. Si tratta di esperienze molto intense che la arricchiscono interiormente, appagando parte della sua necessità di conoscere e sperimentare. L'esperienza della barca, la convivenza stretta con l'equipaggio, il rapporto fantastico con l'oceano, le mille storie inventate nelle notti di bonaccia, i con trasti cromatici e umani dell'Africa, aprono a Cristina nuove finestre sul mondo delle forme, dei contorni e dei colori.
Sempre più intimamente attratta dalla conoscenza dell'uomo si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia all'Universà Statale di Milano. Nel 1977 si sposa e nel 1978 nasce il figlio Ettore. Tra il 1979 e il 1980 frequenta i corsi di acquerello tenuti da Romolo Benvenuti responsabile della Società Antroposofica di Roma; è in questo momento della sua vita, e grazie a quest'esperienza, che Cristina sceglie la carriera artistica.
Dall'esperienza antroposofica, lungo un cammino di continua ricerca, soprattutto mteriore, Cristina passa poi a quella religiosa, motivo questo che la induce a trasferire gli studi all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Nel 1983 si iscrive alla Scuola Artefici dell'Accademia di Brera e, sotto la guida di Michele Zappino, allievo di Messina, inizia la sua attività di scultrice. Nel 1990 a Lugano, frequenta i corsi di acquerello e ceramica nell'atelier di Antonella Gabrielli e la scuola di Mandala, diretta da Ghiano Koch.
Inizia a esporre le sue opere a partire dal 1982.
 
 NOTE CRITICHE
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Presentazione di Eugenio Manzato
"... per seguir virtute e conoscenza."

C'è un momento della vita di Cristina Monti a cui ella attribuisce importanza fondamentale, ed è quando, diciottenne, affronta l'avventura del giro del mondo in barca a vela nonché l'esplorazione dell'Africa.
È una fase di maturazione personale, di presa di coscienza di sé, da cui emerge un'esigenza fondamentale di conoscenza; il viaggio reale, compiuto per oceani tempestosi e per terre selvagge, è parallelo e paradigmatico di un viaggio intellettuale teso alla conoscenza del mondo e dell'uomo: ed è in questo percorso di conoscenza che si inserisce l'esperienza artistica di Cristina Monti.
L'apprendistato con Romolo Benvenuti intreccia lezioni d'arte a spiritualità e filosofia, e ne consegue una possibilità espressiva attraverso il colore condotta per tocchi leggeri - come ètipico della tecnica all'acquerello - ma che si avvale di precise campiture forti nel tono.
Non è un caso che, maturata dalla personale esperienza di vita, Cristina approdi alla scultura: vi è una concretezza particolare nel plasmare l'argilla - nel trarre dalla massa forme definite - che ben si presta al desiderio di conoscenza. Riprodurre nella creta un corpo o un volto significa far proprio quel corpo e quel volto attraverso una propria e personale ricostruzione, significa appropriarsi della sua essenza, della presenza non solo spaziale e tridimensionale, ma soprattutto della ragione della sua presenza nel mondo. L'alunnato con Michele Zappino orienta il linguaggio espressivo di Cristina Monti in un ambito di stretta osservanza classicista, erede della più pura tradizione italiana ripresa e reinterpretata dagli artisti del Novecento. Si alternano così nudi di calibrate forme accademiche a volti di rarefatta classicità con risultati talora di notevole finezza esecutiva come in Divinità delle acque o Madonna amazzone, ma nascono anche composizioni sensibili a vibrazioni sentimentali; particolarmente quando i soggetti sono figure materne o teneri bimbi colti in atteggiamenti giocosi; e raggiunge intensità di profonda resa psicologica e affettiva nei ritratti delle persone care, come la madre o il figlio Ettore, di cui plasma una testina ben degna della tradizione a cui si rifanno i suoi maestri. Si cimenta anche nell'arte sacra cercando con impegno la resa di una religiosità autentica nella figura dolente di Cristo in croce o nel pathos drammatico della Vergine addolorata.
Proprio l'arte religiosa la porta in anni recenti su un percorso tendente a superare il naturalismo verso forme di sublime astrazione, in cui l'ombra sostituisce talora il volume diventando fondamentale elemento della composizione. È forse questo il traguardo nel cammino della conoscenza: la percezione della spiritualità più pura e leggera insita nel creato. E la capacità di esprimerla.
(Eugenio Manzato)
 
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