Certo Oscar Alitta già dalla biografia appare una persona non comune: tanto i suoi viaggi mai fini a se stessi, quanto le sue frequentazioni di uomini d'arte e di cultura palesano l'anelito alla scoperta di scenari nuovi, il desiderio di non fermare mai la propria crescita artistica e culturale e con essa migliorare la propria capacità di leggere ed interpretare le cose della vita e del mondo. Tutto ciò, oltre ad indiscutibili capacità tecniche, fanno di Oscar Alitta un Maestro d'Arte di spessore planetario. Una serie di lavori che trae origine da un'idea e da una produzione del 1979; allora 34 tele, che il maestro presentò a Rivoli in una personale, furono vendute in soli quattro giorni, seguirono anni di elaborazione, di ponderazione e di crescita durante i quali furono studiati e realizzati i bozzetti di quelle tele che solo di recente Oscar Alitta ha dipinto, e sono solo una parte di quelle studiate. Tele psicoirreali, assurde nella realtà del disegno, eppure capaci di trasmettere con immediatezza disarmante il loro messaggio che è poi la natura dell'uomo, il suo dibattersi prigioniero nella sottile linea di confine tra la terra ed il cielo, il suo anelito di libertà, di spazio. Non a caso è proprio la figura umana al centro dei quadri di questa serie, una figura però stilizzata, ridotta di dimensioni, monocroma. Il maestro par viceversa dedicare la propria attenzione soprattutto allo sfondo, allo scenario in cui si svolge l'azione, al cielo, dipinto con certosina minuziosità quasi a voler esasperare il contrasto tra la realtà ed il sogno, tra l'essere e l'anelare, tra l'immanente fatica d'esistere e la leggerezza trascendente dell'uomo che ha superato la barriera tra la terra ed il cielo, che ha imparato a misurare la propria distanza dalle stelle, ed è diventato abitatore del cosmo, dei suoi infiniti spazi e silenzi, ma non ha perso la consapevolezza di se e della propria natura. E' sistematico e particolare in questi lavori, l'ingresso della luce dall'angolo alto sinistro e che par sul punto di inondare la tela nello stesso modo in cui il sole sorgente invade la notte. E' luce calda, rassicurante, che par essere percepibile non solo con la vista, ma come una vera e propria corrente che avvolge il corpo, da' la sensazione tattile d'un abbraccio. E' la luce d'un astro fuori campo ed è la sua voce, la voce del cosmo che racconta all'uomo la sua natura. E proprio la luce è il punto d'arrivo dell'elaborazione che Alitta ci propone sulla nostra natura, un traguardo non certo gratuito ma conseguente allo sforzo: l'uomo può vedere la luce perché nella sua natura c'è la necessità di farlo, ed è questo che anima la perenne ricerca di quel che molti chiamano trascendenza, qualcosa di mistico che, senza scomodare la religione, e forse proprio per questo, possa rappresentare e a dar senso alla nostra vita. (Stefano Torre Galleria 218ac Piacenza)
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